Scroogled in italiano, il diritto d’autore e gli scandali della traduzione


Per collane di ruggine ho tradotto in italiano Scroogled, l’ultimo racconto di
Cory Doctorow, una distopia neanche troppo fantastica, un po’
didascalica ma molto illustrativa, sulle possibilità di intrusione di
Google nella vita privata di ogni singola persona.

Ieri sera, nel
pubblicarlo, mi è venuto il magone a scoprire che un’altra traduzione
italiana già esisteva, pubblicata da pochissimi giorni, e mi è sembrato
di aver perso tempo, e ho trovato inutile anche aver scritto all’autore
per chiedergli, appunto, se qualcuno stesse già traducendo e ricevere
la risposta che no, nessuno lo stava facendo e potevo andare avanti.

Ma
a rifletterci ora, a sangue freddo, dopo aver passato una serata un po’
isterica blandita dalla birra e dalle ultime puntate della prima serie
di Heroes, mi dico che no: non ho perso tempo, che un autore
non può sapere tutto quello che succede di una sua opera rilasciata
sotto una licenza Creative Commons che lascia libertà di modifica e che soprattutto la semplice presenza di una licenza che lascia solo alcuni diritti riservati cambia il modo di intendere l’opera, tradotta o meno.

Me lo dico non tanto perché l’autore dell’altra traduzione dice
che il suo testo italiano è “strictly for zero-english-knowledge
people. If you can, you should read the original work”, mentre con collane di ruggine
ce lo siamo riletti in sei persone, mettendoci un sacco di tempo e
curando lo stile con intenti più editoriali. Me lo dico soprattutto
perché da tempo la mia attività di traduttrice, soprattutto se non
dipendente dalla volontà di qualcuno che poi mi paga,  è improntata
alla critica dei concetti di originalità e paternità, e sono convinta che ogni testo sia in relazione con il mondo in cui è nato.

Il fatto più interessante mi pare proprio che questo caso di contemporaneità di due traduzioni sia
stato reso possibile dalla presenza di una licenza Creative
Commons. Per citare la critica di Lawrence Venuti al diritto d’autore tradizionale (Gli scandali della traduzione, trad. it. di A. Crea, R. Fabbri e S. Sanviti, pp. 77-84):

Le traduzioni contemporanee,
diversamente da altre forme derivate come gli adattamenti teatrali o
cinematografici, sono legate al testo sottostante da un rapporto molto
più stretto, in parte a causa del concetto romantico di autorialità.
L’egemonia di questo concetto instilla nei traduttori e negli editori
una deferenza nei confronti del testo straniero che scoraggia lo
sviluppo di metodi traduttivi innovativi che potrebbero apparire
fuorvianti o falsi nelle loro interpretazioni. Oggi un adattamento
teatrale o cinematografico può deviare considerevolmente dalla trama,
dai personaggi e dal dialogo del romanzo originale, mentre ci si
aspetta che una traduzione imiti quegli elementi formali senza
modifiche né omissioni.

Tuttavia, lo stretto legame che unisce la
traduzione e il testo straniero non va interpretato come se implicasse
che le due opere siano identiche, o che la traduzione non sia un’opera
indipendente di un autore. Se l’autorialità è collettiva, se un’opera
collabora con un contesto culturale da cui, al tempo stesso, deriva,
allora la traduzione e il testo straniero sono due progetti distinti,
perché implicano intenzioni e contesti diversi. Il valore di un romanzo
straniero nell’ambito della letteratura che lo ha prodotto non sarà mai
esattamente identico a quello dello stesso romanzo in una traduzione
che vuole farlo circolare in un’altra lingua e un’altra letteratura.
Ciò spiega in parte perché non sempre i bestseller, una volta tradotti,
ripetono il loro successo in un Paese straniero.

[…] La legge
sul diritto d’autore non ha saputo riconoscere le molteplici relazioni
che determinano ogni traduzione, poiché è dominata da concezioni
individualistiche di autorialità […]
basate sul lavoro o sulla personalità. Tali concezioni hanno sminuito
lo status giuridico delle forme derivate, celando al tempo stesso il
grado in cui anche l’opera originale è derivata.

[…] Il
concetto collettivo di autorialità […] mette il traduttore sullo
stesso piano giuridico dell’autore dell’opera di partenza. In base a
questo concetto, il diritto d’autore si baserebbe su precise
caratteristiche formali che evidenziano come la creazione del testo
straniero e della traduzione richiedano l’adozione di procedure simili,
che si attuano con sufficiente autonomia, in contesti linguistici e
culturali diversi, da giustificare il fatto che le due opere vengano
considerate indipendenti. In assenza di un più ampio riconoscimento
della natura collettiva dell’autorialità, i traduttori continueranno a
essere oppressi, quando non sfruttati, da contratti sfavorevoli. I
concetti individualistici di proprietà intellettuale continueranno a
sembrare pietose bugie utilizzate dagli autori e dagli editori per
aggiungere una patina di legittimità ai loro guadagni. E gli editori
di tutto il mondo continueranno a sostenere le modalità ineguali di
scambio interculturale che hanno accompagnato gli sviluppi economici e
politici nel secondo dopoguerra.

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One response to “Scroogled in italiano, il diritto d’autore e gli scandali della traduzione”

  1. e hai ragione infatti, non è stato tempo sprecato per niente. e a proposito di autori e affini heroes seconda serie si è interrotta con un finale appezzottato causa sciopero degli sceneggiatori americani, cerco di scriverne oggi sul blog…mannaggia