cronache dell’inverno 3: involtini di verza con grano saraceno



La primavera è decisamente arrivata e ho deciso di allargare l’orto perché tanto con le zanzare c’è poco da crogiolarsi al sole sul prato; intanto, per premunirmi con dei divoratori naturali di zanzare pure molto bellini, ho finalmente montato la batbox: è molto tardi, ma continuo a sperare che qualche pipistrello ritardatario stia ancora cercando casa, tanto più che ha fatto freddo per tutto aprile.

Intanto, oltre a zappare e a concimare con concime organico una parte più ampia dell’orto, mi sono fatta prendere dall’allegria di queste giornate calde e ho anche messo a dimora le piantine di indivia e di pomodori Sammarzano che avevo seminato subito dopo Pasqua, seminando poi zucche e meloni.

Tra le piante che ho raccolto, c’erano:

  • alcuni broccoli romani che stavano già sfiorendo e ho dovuto cogliere (per bollirli e frullarli con la ricotta, il parmigiano e un po’ dell’acqua di cottura ottenendo una vellutata discreta),
  • tre cavolfiori (ne restano altri che si rifiutano di fiorire e in realtà non so bene se aspettare ancora o no, avendo piantato le piantine alla fine di settembre),
  • qualche bieta costa, che ho usato tra l’altro per preparare i pizzoccheri,
  • delle graziosissime cime di rapa dai fiorellini gialli: un’aiuola che metteva una grande allegria, ma fatta di piante quasi del tutto incommestibili, perché sono tutte fiorite senza buttare fuori foglie e quindi erano composte da uno stelo durissimo anche se sottile di cui ho potuto salvare solo le estremità. Sui semi era scritto che si potevano seminare da febbraio, ma mi sa che ho sbagliato periodo, o che siamo troppo a nord.
  • infine delle verze, che anche se piccoline erano gustosissime e ci ho preparato una ricetta di involtini con il grano saraceno recuperata anni fa durante un lavoretto come aiuto cuoca in un ristorante biologico in Germania.

 Ecco la ricetta:

Ingredienti per 4 persone: 12 foglie di verza medie e 12 più piccole (ca. 600 g) – 300 cc acqua – dado da brodo – 120 g grano saraceno – 1 cucchiaino di coriandolo frantumato grossolanamente – 80 g nocciole o noci – 1 cucchiaio e mezzo semi di lino – 200 g cipolle – 2 cucchiai burro – 200 g funghi prataioli – 2 spicchi d’aglio – 3 cucchiai prezzemolo – 1 1/2 cucchiaino di maggiorana e di timo – pepe nero – sale – 4 cucchiai di concentrato di pomodoro – 4 cucchiai di panna (o di ricotta).

1. Lavare bene le foglie di verza, tagliando via un triangolo dalla base della foglia per eliminare le nervature centrali più dure. Far bollire l’acqua, sciogliervi il dado e sbollentarvi le foglie di verza raccogliendole con una schiumarola e lasciandole scolare spianate su un colapasta. Conservare l’acqua di cottura.

2. Sciaquare il grano saraceno con acqua  molto calda e abbrustolirlo in una padella antiaderente assieme al coriandolo. Aggiungere 250 cc di brodo, lasciar bollire per un minuto e lasciare assorbire il brodo a fuoco spento per 10 minuti (io ho avuto bisogno di un tempo più lungo di cottura per ottenere del grano masticabile).

3. Macinare grossolanamente le nocciole e abbrustolirle assieme ai semi di lino in una pentola antiaderente lasciando raffreddare il composto in un piatto.

4. Affettare la cipolla e lasciarla appassire nel burro. Tagliare a pezzi piuttosto grossi i funghi puliti e rosolarli assieme alla cipolla per 3 minuti circa. Aggiungere l’aglio schiacciato, qualche cucchiaio di brodo e il prezzemolo.

5. Mescolare il composto di funghi e cipolle assieme alle noci e al grano saraceno e condire con abbondante maggiorana, timo, sale e pepe.

6. Disporre una foglia grande e una piccola di verza l’una sopra l’altra in modo che i bordi inferiori combacino. Farcire con un cucchiaio abbondante di ripieno, arrotolare e disporre in un grosso tegame.

7. Mescolare il concentrato di pomodoro con il brodo di cottura e versare attorno agli involtini, che andranno coperti e dovranno cuocere ancora per un quarto d’ora a fuoco medio.

8. Distribuire gli involtini su 4 piatti preriscaldati, lasciare addensare ancora un po’ la salsa, mescolarla alla panna (io ho usato la ricotta) e versarla sugli involtini. Servire decorando con qualche fungo affettato messo da parte in precedenza.  Buon appetito 🙂

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13 responses to “cronache dell’inverno 3: involtini di verza con grano saraceno”

  1. Contro le zanzare, contro le zanzare addosso, dico.
    Prendere olio essenziale di geranio, in erboristeria o in farmacie omeopatiche/naturopatiche ecc(ovviamente, se conosci qualcun che distilla oli essenziali, tanto meglio). Non ce l’hanno tutti, quindi va un po’ cercato: non accettare prodotti a base di olio ess. di geranio, o mix di olio di geranio & citronella o che altro. No, proprio olio essenziale di geranio e fine. Puro. Ne basta una bottiglietta da 10 ml, che può costare fino a 10 euro. Don’t panic, dura una vita, perché la prendi e la versi in 150/200 ml di olio di mandorle dolci, che costa poco e che trovi quasi ovunque (erboristerie, farmacie ecc). Questo perché l’olio di geranio essenziale, puro, è molto forte e non diliuito può far arrossare la pelle. Poi ti metti qualche goccia del mix di oli di geranio e mandorla nei punti più a rischio, quelli con le vene in bella vista: polsi, caviglie, collo e in più te ne puoi mettere un po’ di più nei capelli, che lì non fa danni (e resta a lungo).
    Anche qualche goccia sui vestiti aiuta. Dopo esserti messa le gocce strofina strofina, così la pelle s’impregna e emana più geranitudine e più a lungo, cosa che le zanzare detestano.
    Io grazie a sto mix sono sopravvissuta in Nicaragua, e credo di aver detto tutto 🙂
    La notte puoi mettere qualche goccia sul cuscino o comunque vicino alla testa, tipo stoffe dietro al letto o cose così, Insomma, la fantasia al potere NOSTRO, mica a quello delle zanzare!
    Da NON usare per bambini piccoli, se non più diluito e comunque non direttamente sulla pelle, che appunto la loro è delicatuzza assà.

  2. che significa mi manchi (i miss you) s’è capito?
    uff.
    dimmi che vieni al pride, stiamo organizzando un gruppo lesbian bloggers and friends, ognuna con la maglietta del suo blog, ci vieni per favore?
    prima che succede un putiferio a roma.

  3. > ma che la seconda foto del post
    > raffigura la batcasetta si è capito?

    Beh, sì. Se si seguono i link e si arriva al sito di UniFi, allora si capisce perfettamente 🙂
    In alternativa, si possono ipotizzare cose le più varie: che so, un radiatore per rondini, un’installazione di arte moderna sotto i tetti, l’unità esterna di un condizionatore.

  4. Perfettamente d’accordo 🙂
    Ma sto vietando a tutta la famiglia di comprarli! 🙂
    I love my undersized cabbage!

  5. Perfettamente d’accordo! Ma ho smesso di comprarli. 🙂
    God Save the cabbage! 🙂

  6. nicola! lo sapevo che stasera il cavolfiore dovevo fotografarlo prima di mangiarlo! era il più bello che fosse spuntato finora, ed era il terzo da quando ho cominciato a preoccuparmi. forse più che di boro, avevo bisogno di meno ansia 😀

  7. Mi sono preso la briga di controllare un paio di cose sui cavoli, ma andrebbero verificate.
    La mancata o scarsa fioritura potrebbe essere indice di una carenza di boro, ma attenzione l’addizione di borace al terreno va attentamente controllata perchè può essere tossica, in più i cavolfiori assorbono una quantità di nitriti impressionante (e non fanno niente bene…). Io, personalmente, passerò ai broccoli! 🙂

  8. e ti pare che se non fosse stato azzeccato lo avrei usato? 😉
    ma che la seconda foto del post raffigura la batcasetta si è capito? e miss u che significa?

  9. la batbox!non vedo l’ora di vederla. REGGI!
    ma allora lo vedi che è il nick più azzeccato che si potesse inventare?
    miss u

  10. ciao nicola che non sei nicola 🙂
    io con la scusa che soffro di vertigini e sono una femminuccia, la batbox l’ho fatta appendere a qualcun altro e nel frattempo scattavo le fotografie. però trovare un qualcun altro con una scala abbastanza lunga non è stato facile: ho dovuto chiedere a un giardiniere. perciò il ritardo ad appenderla (causato anche dalla pioggia perenne di marzo e aprile).
    quanto ai cavolfiori, oggi scoraggiata sono andata a dare un’occhiata e… e’ spuntato un fiore! non so come mai, non so cosa lo abbia ispirato a un mese dagli altri, ma a questo punto decido di non tagliarli. spero che questo sia di incoraggiamento anche per i tuoi.

  11. Buonasera!
    Anch’io ho una batbox! Ma non l’ho ancora montata…sigh! e si che a due passi dal vercellese ne avrei anche bisogno, ma si sà, comporta lavoro… come stanno i cavolfiori? hai deciso cheffare? Bestiacce! Li ho messi giù anch’io ma come al solito finiranno in zuppa…
    Saluti! anche ai gatti!

  12. proprio lei, con tanto di testa enorme (e pure un po’ dolorante)!

    la batcasetta è esteticamente accettabile, anzi, direi che è proprio gradevole, di legno e anche con un pipistrellino disegnato. ce ne sono anche di cemento, e pure quelle mi sembrano carine dalle foto, nonostante il materiale.
    l’unico problema è che devi metterla a ben 4 metri d’altezza, perché senno’ i pipini hanno paura dei predatori (e a giudicare dal mio gatto feroce li capisco 😉
    per ora non ho visto insediamenti, ma l’ho appesa tardi, ad aprile inoltrato quando avrei dovuto farlo a marzo. comunque ogni giorno controllo se si vedono miniescrementi di pipistrello lì sotto: se so qualcosa, lo racconto sul blog.

  13. Ma parlo con la Regina Zabo delle Edizioni del Taglione? Proprio la prosivendola in atomi e bit? 🙂

    Ciao 🙂
    mi dici per favore come butta e come si comporta codesta batbox? E’ esteticamente accettabile-inseribile senza traumi in un giardinetto? E soprattutto, arrivano, i pippi?

    TIA, a presto