Il fioraio di Perón


Alberto Prunetti è un mio amico: l’ho conosciuto nel periodo in cui stavano uscendo due dei suoi primi libri: Potassa, storie di sovversivi, migranti, erranti, sottratti alla polvere degli archivi, e la sua traduzione di Primitivo attuale, che mi ha fatto conoscere John Zerzan. È stato subito un colpo al cuore, che ha continuato a ripetersi negli anni ogni volta che leggevo un suo scritto e che ha dato vita a diverse collaborazioni più o meno fortunate ma sempre felici, tra emigrazioni, progetti editoriali e sorrisi, quelle poche volte che ci capitava di incontrarci di persona, con una scappata veloce in questa o in quell’altra città.
Per questo non credo di poter essere del tutto obiettiva nel recensire Il fioraio di Perón, il romanzo appena pubblicato da Alberto Prunetti per i tipi di Stampa Alternativa, perché dietro ogni parola e dietro ogni frase ho trovato un comune sentire, e ho tentato di immaginare il vissuto di un mio amico a ogni svolta della vita del suo fioraio peronista.
Il romanzo, del resto, è ispirato a vicende realmente accadute, e trovare il cuore di Alberto che batte dietro ogni scelta lessicale, i suoi nervi scoperti che tendono la costruzione del periodo, sarebbe pure legittimo.
D’altronde è questo che succede nella Letteratura con la L maiuscola, quella che potresti leggere fra dieci, venti o trent’anni e scoprire che ha ancora molto da darti: i sentimenti emergono, si mettono a nudo, si infilano pulsanti sotto la pelle del lettore e gli fanno sentire, oggi come tra decenni, che sapore aveva l’Argentina all’arrivo dei migranti italiani e dopo, con Perón, con i colonnelli, o più di recente, in seguito al crollo finanziario, tra piqueteros e occupazioni delle fabbriche. Il fioraio di Perón, dice Massimo Carlotto nell’introduzione al libro, “mette in contatto il passato e il presente, evidenziando tutti i passaggi più importanti della storia argentina”, e lo fa in punta di piedi, con la solita grazia ironica di Alberto Prunetti, mettendo il lettore a suo agio nella storia e aspettando che abbassi le difese una dopo l’altra per squarciargli il petto con la gelida durezza della realtà.
Un libro amato, curato nel dettaglio, delicato e crudele che non narra solo le vicende particolari di un uomo e degli altri esseri umani che gli girano attorno o quelle più generali dell’Argentina dagli anni venti agli anni duemila, ma penetra nella sensibilità umana e la osserva barcamenarsi per sopravvivere ai rivolgimenti della storia e ai soprusi dei potenti e dei malvagi. Un libro da leggere, con la stessa passione con cui è stato scritto.

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