Questi giorni sono distratta, non riesco a scrivere. Ho dato molto tempo a qualche evento collaterale del Festival No dal Molin ritornando su vecchie tecniche che non usavo da tempo e su varie riflessioni che mi accompagnano da anni.
Ho provato a scrivere qualcosa sul festival in generale, ma le sue anime sono tante, non riesco a intuirle tutte e provare a confrontarle con altre esperienze o a descriverne solo alcuni lati discutibili o altri positivi non mi pare abbia molto senso.
Al festival il fine settimana scorso abbiamo fatto banchetto e ho comprato Vivere senza padroni di Stefano Boni (scaricabile qui). Una delle coincidenze che mi mettono di buonumore. Leggendolo sono in parte riuscita a spiegarmi questa incapacità.
Si esalta … la costruzione di una individualità creativa plasmata nella libera realizzazione dei desideri e delle esigenze dei singoli. Su questo percorso, irriducibilmente personale, vengono innestate le socialità, la residenza, il lavoro, il divertimento. Si tratta quindi di un individualismo che potremmo definire egualitario e orizzontale, un individualismo che prevede il rispetto per la diversità nella ricerca di una crescita gestita in proprio e non imposta.
…
Il «noi» [la sinistra antagonista e libertaria] abbatte i canoni propagandati e prevalenti, lasciando alla creatività umana il compito di trovare strade diverse. Una comune, ad esempio, per combattere la struttura maschilista del linguaggio, sceglie un plurale al femminile invece dell’ortodosso plurale maschile: i membri, maschi e femmine della comune si chiamano e si fanno chiamare «le comunarde». Il tentativo di allontanamento dal prevalente genera canoni, modelli di condotta e reti di frequentazione incentrate sulla messa in discussione dell’autorità e del profitto, sulla condivisione e sul mutuo soccorso. Questi principi non vorrebbero però essere imposti, attraverso l’indottrinamento o la costrizione, ma semplicemente proposti: l’affinità ideologica stimola l’amicizia; la lontananza non implica sanzioni o imposizioni ma semplicemente separazione di circuiti di frequentazione. Si tratta di norme di condotta che non vorrebbero essere normative o fisse ma che configurano una momentanea sintonia nella pratica, senza generare vincoli.
One response to “riflessioni vecchie e nuove”
forse…forse una collettività si crea partendo da tanti individui. Ho solo dei dubbi su come si arrivi all’appagamento dei propri desideri, indipendentemente dal concetto di reato 🙂