Gli ultimi giorni sono stati un vortice di stimoli caotici che mi ha fatto piombare in uno strano stato di confusione mentale di cui spero di riuscire a tirare le fila articolando prossimamente discorsi più compiuti. Ora finalmente riesco a trovare la pace mentale per fare almeno la sintesi di un filone di questi stimoli, derivanti in buona parte dall’incontro di sabato scorso ma allacciati ad altre cose scoperte in rete e non solo.
Sarebbe bastato il luogo che ci ha ospitato, COX18 con l’Archivio Primo Moroni e la libreria Calusca dove finalmente mi sono procurata questo libro (oltre a questo e a questo), a lasciare me soddisfatta e i miei neuroni indaffarati per un certo numero di giorni. Ma per di più era una bella giornata, la musica usciva dal sun system d’ordinanza e nel cortile di COX18 si potevano ammirare i mobili in materiali riciclati del laboratorio Controprogetto (quelli che hanno realizzato il carro a pedali della Mayday di quest’anno, per intenderci) e i pannelli fotovoltaici e la cucina solare di Alekoslab e di Granara.
Sentire parlare durante l’incontro delle tecnologie autoprodotte nel villaggio ecologico di Granara è stato entusiasmante: dai pannelli solari autocostruiti per il riscaldamento dell’acqua al compost toilet fino all’edilizia biologica, molti dei principi seguiti sono quelli illustrati nella Guida steampunk all’apocalisse, e se si pensa che tra le menti che girano attorno al progetto c’è anche l’autore di questo libro, che non vedevo da anni ma che mi ha accompagnato in molte riflessioni fondamentali (qui alcune), ecco che tutto torna.
Di fronte all’apocalisse futura e anche al catastrofico status quo odierno, queste realtà non chiudono gli occhi come il resto del mondo e tentano di immaginare strategie di resistenza e opposizione, e forse le suggestioni del punk a vapore potranno contribuire a costruire un immaginario che renda più attraenti queste strategie creative e spiazzanti: strategie che qualcuno già mette in atto per necessità, qualcuno per sperimentare un’ecologia open source (con tanto di documentazioni scientifiche e approfondite) e che grazie al fascino dello steampunk apocalittico mettono radici anche nei mondi virtuali.
2 responses to “Lo steampunk vive!”
Appena finisco la fornace per il biochar ti mando una foto… il prototipo era involontariamente identico ad una locomotiva a vapore!
Siamo tutti un po’ Mutoid?
che bella cosa leggere il tuo post. mi da la sensazione di non essere l’unico a sentire questa onda di steampunk come la naturale evoluzione del cyberpunk, che mette l’accento sul punk e che, più che del corpetto vittoriano (ben venga per carità), si occupa di costruire orti sui balconi, motori stirling per il recupero del calore dissipato e di urlare la necessità di mantenere tutto open.
pensarvi a milano, a qualche strada di distanza da me, mi aiuta a combattere il panico nel vedermi circondato da pazzi furiosi in giacca, cravatta e suv che si ostinano a lucidare le maniglie sul titanic.
veramente grazie: mi hai regalato una bella giornata.