Da anni giro attorno, in un modo o nell'altro, ai racconti di pirati e di pirate: dalla storia delle donne corsare di Defoe inserita e tradotta da Alberto Prunetti nell'Arte della fuga al brano di Rediker pubblicato su A rivista anarchica (tradotto da Roberto Ambrosoli), già ero contenta di sapere che fossero esistite Mary Read e Anne Bonny.
Così quando mi sono trovata tra le mani un romanzo per ragazzi su Gráinne Ní Mháille intitolato Die Piratin — Das Leben der Grania O'Malley ("La Pirata — La vita di Grania O'Malley), l'ho preso in mano con entusiasmo. Dovevo scriverci una scheda di lettura, ma a differenza che in molti altri casi già pregustavo le 300 e passa pagine.
Il libro era invece discontinuo e fondamentalmente noioso, e la figura di Grania, che come unico atto di pirateria cattura una nave inglese e per il resto si ribella solo per imparare a leggere invece che a ricamare, mi ha lasciato piuttosto delusa. Per scoprire qualcosa di più sui pirati ho preso in mano un classico, la Storia della pirateria di Philip Gosse tradotta da Sergio Caprioglio. Piuttosto deludente anche questa, soprattutto quando descrive le scorrerie dei pirati del Mediterraneo esclusivamente come conflitti tra pirati musulmani e "civiltà occidentale". Il libro però si fa più divertente quando passa ai bucanieri, e vale la pena di leggere la parte sull'organizzazione delle navi pirata. Particolarmente interessante questo passo:
La paga raggiunge di solito le cento o centocinquanta piastre … Dal fondo comune vengono in seguito prelevate duecento piastre per i rifornimenti. Dopo è la volta del chirurgo e della sua cassa di medicamenti: per lui la paga è fissata generalmente in duecento, duecentocinquanta piastre. Per ultimo essi stipulano per iscritto l'indennità o la ricompensa che spetterà a ciascuno in caso di ferita, mutilazione o perdita d'un arto durante la spedizione. …
È interessante confrontare i compensi pagati dai bucanieri per le ferite subite in combattimento con la scala delle indennità pagate dalle compagnie d'assicurazione moderne agli operai per la perdita di un arto o di un occhio. …
Pirati | Piastre | Operaio moderno dollari |
Perdita del braccio destro | 600 | 520 |
Perdita del braccio sinistro | 500 | 520 |
Perdita della gamba destra | 500 | 520 |
Perdita della gamba sinistra | 400 | 520 |
Perdita d'un occhio | 100 | 280 |
Perdita d'un dito | 100 | 126 |
Si osserverà che i bucanieri facevano una distinzione tra la perdita del braccio destro e quella del braccio sinistro, distinzione sconosciuta ai sistemi moderni di indennizzo.
Leggendo queste pagine ho capito il senso, il filo conduttore. A un certo punto del libro Die Piratin, il promesso sposo di Grania uccide un capoclan e il prigioniero inglese ne parla con la ragazza:
— Allora l'assassino è già stato processato? — chiese Billy quando Grania finì di spiegarli il motivo di tutta quella confusione.
— Cormac O'Flaherty non sarà certo grato a suo figlio, — disse Grania fosca in viso. — Deve pagare un grosso indennizzo, si parla di sessanta vitelli e sette cavalli –.
— Un indennizzo? Per cosa? —
— Per la vita di Walter Bourke. Era comunque il MacWilliam eletto –.
— Ma cosa ne sarà dell'assassino? Hai detto che sanno chi è –.
— Donal O'Flaherty? Avrà fretta di sposarsi per rimpinguare di nuovo le mandrie degli O'Flaherty –.
— L'assassino si sposerà? Com'è possibile? E quale donna sposerebbe un tipo simile? —
— Io, — disse lei fingendosi tranquilla.
…
— Ma è un assassino! … Lo impiccheranno –.
— Donal? E perché? —
— Perché? Qui gli assassini non li impiccate? —
— La famiglia di Walter Bourke riceverà un bell'indennizzo, come stabilito dalla nostra legge –.
— L'omicidio non è punito con la morte? —
— Niente è punito con la morte … Nessun tribunale irlandese condannerebbe mai per nessun motivo un essere umano all'impiccaggione o a un'altra pena di morte –.
— Ma se l'assassino non fosse il figlio di un capoclan e fosse invece un povero contadino? —
— Allora dovrebbe dar via una mucca e sarebbe un bracciante senza terra, e forse dovrebbe prestare servizio in battaglia per i danneggiati. Neanche il più povero degli uomini se la caverebbe senza un'ammenda –.
Forse, mi dico, quel che inseguo è qualcosa di più ampio della pirateria. Quello che vado, sempre, cercando col lumicino, è la conferma che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e che forme di organizzazione sociale diverse, più libere e umane magari, sono possibili, a volte.
One response to “scritti, corsari e bucanieri”
Il mito dell’isola di Tortuga mi aveva spinto a cercare una cosa simile all’Utopia di Moro. Purtroppo la ricerca di un altro mondo (migliore) possibile continua…