Cronache della primavera: orto pigrissimo


In realtà in questi giorni mi sento molto urbana, e starei molto più volentieri svaccata a bermi una birra al Forte Prenestino che in questa terra di nebbia, zanzare e militari, però il sole chiama e mi godo l’orto, fra crochi, primule e violette che spuntano dai vasi pieni di compost.

Questo è l’ultimo anno che coltivo questo pezzetto di terra: l’inverno prossimo si cambia casa e iniziano nuovi progetti, quindi un po’ per avere il tempo di seguire i piani futuri, un po’ per non lasciare un terreno pieno di paglia a chi verrà dopo di me (ed è molto probabile che lo voglia trasformare in un giardino di rappresentanza con un innaturale prato ordinato e ben rasato), ho deciso di usare una tecnica un po’ più artificiale del solito per pacciamare il mio orto. Si tratta del telo in Mater-Bi, un materiale plastico compostabile di origine vegetale dotato di microfori per far traspirare il terreno e permettere il passaggio dell’acqua piovana. In questo modo si controllano bene le erbacce e si riduce la necessità di irrigare il terreno, ma naturalmente, come dice ortodicarta, non ha lo stesso effetto di una pacciamatura vegetale e vivente (e poi è anche un po’ caro).

Però, appunto, è comodo, e dopo aver ripulito per bene il terreno dalle piante infestanti oggi l’ho steso sulle aiuole del mio orticello e ho trapiantato le zucchine, continuando invece a mettere l’insalata nei vasi per proteggerla dalle lumache.

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