Era una memoria di vita quotidiana quando da bambina passavo l'estate in campagna, ma per risalire alla ricetta, e soprattutto a che cosa fossero, per la precisione, i talli, sono dovuta andare indietro di due generazioni, e ho scoperto che mio nonno non è sordo come vuole sembrare: come tanti ha trovato un modo per sottrarsi ai discorsi che non gli interessano. A novantaquattro anni, è stato capace di spiegarmi perfettamente, a telefono, come si capisce cosa cogliere e soprattutto perché cogliere: i talli non sono delicatessen, non si coltiva una pianta per averli, si ricavano dal normale andamento dell'orto. Mi ha spiegato, il nonno, una cosa che non avevo capito (e che sarei stata contenta di capire prima 😐 ), e cioè che non era necessario che la zucca mi invadesse tutto il giardino.
Quando la zucca si è formata, i rami che crescono da quel punto in poi vanno tagliati, per dare tutto il nutrimento al frutto. Io esito sempre un po' a tagliare: mi viene di trattare l'orto in modo un po' primitivo, senza fare niente, ma poi scopro che senza concime, per esempio, non si ottiene granché. Mi piacerebbe trovare un giusto equilibrio tra permacultura e gestibilità in questo orticello di periferia, intanto confido in queste istruzioni e per il resto mi guardo in giro o, come stavolta, chiedo consiglio agli avi 🙂
Insomma, nel mio caso ho dovuto tagliare foglie lunghissime, ma generalmente basta tagliare direttamente i germogli. Si usano fiori e boccioli, germogli (in Sannio, dove abita mio nonno, li chiamano 'talli') e solo qualche fogliolina molto tenera.
Mio nonno mi ha anche spiegato come si cucinano: basta stufarli, magari con uno spicchio d'aglio e assolutamente con olio d'oliva buono. Il mix si getta nell'olio bollente, si cuoce a fuoco allegro per qualche minuto, poi si lascia ammorbidire a fiamma lenta.