io mi oppongo!


Grazie ad alieno, ho scoperto dell’esistenza in rete dei file della Vita agra letta da un favoloso Alessandro Benvenuti e la preparazione delle conserve dell’estate è stata accompagnata dall’ascolto di questo libro che ormai per me è una bibbia. Certo, è uscito nel 1962, ma molti brani sembrano scritti oggi, soprattutto se, come mi è capitato giusto ieri, ti rendi conto che nel lavoro culturale, quello della Milano degli anni sessanta come quello odierno, se non batti i piedi, non alzi un gran polverone, non ti fai vedere tutti i giorni, non gironzoli scodinzolante attorno al capo, quello subito si scorda di te e degli accordi presi, tranne poi tafanarti al momento giusto quando c’è bisogno di qualcosa di pratico (e senza minimamente accennare alle tue ultime comunicazioni). E se hai scelto di rimanere lontana dalla grande città per tutelare la tua sanità mentale, il problema si aggrava:

Certo, il lavoro ci costringe ad abitare in una città che non piace a nessuno dei due, e qualche volta abbiamo discusso il progetto di trasferirci in un posto più bello, non so, in un paesetto sul mare, dove il clima sia più benigno. Potrei venire su io una o due volte al mese, a prendere il lavoro, e poi farmelo in santa pace lontano dalla fuliggine di qui. Almeno, mettendo gli occhi fuor di finestra, non vedrei solamente fumo, acquerugiola e le finestre altrui serrate.

È un ragionamento giustissimo, lo so, ma è anche vera quest’altra considerazione, e io la ripeto ad Anna, tutte le volte che ci cade il discorso: cioè che se io me ne vado di qui, sono certo che dopo dieci giorni quelli si sono dimenticati persino che faccia ho, e lavoro non me ne danno più. Bisogna stare sulla piazza, se si vuol lavorare […]
(Luciano Bianciardi, La vita agra, Milano 1962, pp. 212-3).

Quando poi il grande capo è un editore piccolo e (abbastanza) ribelle con cui pensavi di avere un sentire comune, fai riflessioni più generali e vedi tutto nero: ti vengono pensieri distruttivi, hai voglia di mollare tutto, di lasciar stare i progetti e di dedicarti al tuo orticello. Il progetto non lo mollo, no, perché nonostante tutto è linfa vitale, ma almeno mi prendo una rivincita con questa invettiva, che oggi quasi quasi si direbbe primitivista, contro l’intero progresso economico.

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3 responses to “io mi oppongo!”

  1. Fantastico 🙂
    Mi ero quasi dimenticata della dirigenza politico economico social divertentistica italiana.

    Grazie davvero per aver postato questa lettura.

  2. sonica, pure volentieri, servizio a domicilio tra pochi giorni. ma toglimi una curiosità: hai perso la bacchetta magica per scaricare i file dalla rete? ti si è imbizzarrito il mulo?