case editrici: un espresso le seppellirà


Questo articolo mi è parso molto convincente per molti motivi, per altri, come il verbo "rubare" associato alla condivisione di file o la certezza che "nessuno ruba letteratura", mi ha convinto di meno (finché non avremo dei lettori per e-book degni di questo nome e a buon mercato, non ci saranno né file da condividere, né la pazienza di leggere un libro di 400 pagine davanti a un monitor sfarfallante. Quando li avremo, allora ne parliamo). Ho deciso di tradurlo per il futuro che immagina, e che ho provato a figurarmi anch’io, con la visione di un piccolo caffè libreria che a scaffale abbia solo i titoli migliori (invece delle pile di best seller che ostacolano il cammino) e per il resto, come con un juke-box, possa stampare un libro diverso ogni quarto d’ora grazie alla sua "macchina per libri espresso". Nei prossimi giorni invece mi lambiccherò il cervello per trovare un sistema grazie al quale non solo agli autori, ma anche i traduttori possano pubblicare progetti propri facendoseli finanziare con micropagamenti dei lettori interessati. Oltre il precariato, ma meglio, molto meglio.

di Ransom Stephens. Qui l’originale.

Il libro è morto? Le sei sorelle dell’editoria riusciranno a salvare i libri? Gli editori individueranno un nuovo modello di profitto? Le librerie sopravvivranno a Internet? Gli scrittori si guadagneranno da vivere con il loro lavoro? E cosa ne sarà degli e-book? Il Kindle è l’inizio e la fine della rivoluzione? Google Books sarà un salvatore o un carnefice? Come si inserisce Scribd.com in questa dinamica?

 

Anche se il ruolo dell’editoria, quello di mettere i lettori in collegamento con gli scrittori, non è cambiato, la rivoluzione non sarà guidata da una casa editrice di rilievo.
Fino a oggi nessun attore affermato ha mai beneficiato e men che meno si è messo a capo della transizione all’economia digitale. Quel che resta dell’industria discografica sta ancora inseguendo l’affascinante modello aziendale basato sulla criminalizzazione dei clienti. Con il suo leggendario catalogo, Sears era nella posizione migliore per approfittare dell’economia del Web, ma comunque Amazon l’ha stroncata. Perfino IBM ha rischiato di non sopravvivere alla rivoluzione digitale.

Per qualche misterioso motivo, anche quando le società affermate vedono l’iceberg, alla fine non riescono a invertire la rotta. Nel 2000, al culmine della crisi di Napster, Richard Parsons, l’amministratore delegato di Time Warner ha detto: “è un attacco a tutto quanto costituisce l’espressione culturale della nostra società… E le grandi corporation non saranno le uniche a subirne i danni. Gli artisti non saranno ncentivati a creare. Nella peggiore delle ipotesi, il paese piomberà in una specie di Medioevo culturale”.

YouTube, Facebook, iTunes, Blogspot ecc. hanno limitato l’espressione culturale?
Per citare un esempio migliore, nel 1977 Ken Olson, il presidente della Digital Equipment Corporation (DEC), il miglior produttore di hardware dell’epoca, affermò: “Non c’è motivo per cui un individuo debba avere un computer in casa sua”.
Time-Warner/AOL, Sears e IBM sono sopravvissute, ma arrancano dietro a Dell, Google, Amazon e compagnia.

I sei colossi dell’editoria, anche noti con il nome di sei sorelle, pagheranno lo scotto di tre importanti errori: primo, il loro modello di profitto si basa sui best seller; secondo, i grandi gruppi sono incapaci di commercializzare i titoli situati nel segmento di mercato caratterizzato dalle maggiori potenzialità di profitto; terzo, queste società hanno smesso di fornire gli stimoli editoriali e promozionali necessari per fiorire e diventare autori di best seller alla maggior parte dei loro talenti, a quegli autori “di fascia intermedia” la cui opera iniziale era abbastanza promettente per meritare la pubblicazione ma che alla fine non ha generato un profitto adeguato. Un fenomeno molto simile ha piegato Time-Warner/AOL, Sears e IBM e ha spezzato DEC.

Il ruolo di garanti della qualità rivestito dagli editori è sempre stato ambiguo. I consumatori di libri si fidelizzano a un marchio? Qualcuno controlla l’editore prima di comprare un libro? Una volta superato il minimo ostacolo dell’ortografia, della grammatica e di una minima capacità narrativa, il merito letterario è quasi soggettivo come la preferenza per un colore. In un mondo in cui i musicisti possono vendere i loro pezzi migliori su iTunes, le case editrici continuano ad accampare un ruolo di controllo della qualità solo grazie alla convinzione accuratamente manipolata che l’autopubblicazione sia un anatema per l’aspirante scrittore professionista. Attraverso i suoi progetti di marketing e i suoi piani di produzione, oggi il settore editoriale stabilisce a tutti gli effetti a chi debbano rivolgersi i vari titoli. Ma la strettoia rappresentata dal ruolo di garanti delle case editrici è destinata a svanire.

L’impresa editoriale che segnerà la svolta definitiva facendo mangiare la polvere alle sei sorelle lascerà in mano agli autori il controllo della qualità, persino per quanto riguarda la grammatica e l’ortografia.

Tra i candidati più ovvi vi sono Yahoo e Amazon, ma io sono convinto che queste aziende siano già troppo grosse e ingombranti per compiere la mossa giusta; Google avrebbe tutto quel che serve, ma potrebbe essere troppo frammentata per passare ai fatti; le grandi società di autopubblicazione Lulu e iUniverse sono in vantaggio, ma il loro decollo potrebbe essere ostacolato dall’etichetta di “stampa della vanità” che gli è stata appioppata. In questo momento ritengo che sarebbe particolarmente furbo puntare su Scribd.com, ma per meri fini argomentativi parliamo piuttosto dell’ipotetica società emergente NetBoox.

Il principale cambiamento sarà che NetBoox potrà tenere “in magazzino” tutti i titoli non solo online, ma anche in tutte le librerie. Al momento i più grandi negozi di libri contengono molto meno di 100mila titoli, e il loro modello di profitto si fonda sul presupposto che la loro porzione di titoli copra l’ottanta per cento della domanda. In altri termini, le librerie operano in base all’assunto che dal venti per cento dei titoli disponibili derivi l’ottanta per cento dei profitti realizzabili (ben diversi da quelli realizzati). Si tratta insomma della regola 80/20: l’ottanta per cento dei risultati origina dal venti per cento del lavoro.

Ma a un certo punto si scopre che la regola 80/20 è sbagliata: il rapporto è piuttosto di 40/20, come ci insegna l’economia della coda lunga.

Il principio della “coda lunga” è lineare: per cominciare, mettiamo assieme tutti i volumi, non solo quelli in distribuzione e fuori stampa, ma anche quelli che potrebbero essere prima o poi stampati, tutti i titoli possibili insomma; a questo punto distribuiamo i titoli per ordine di domanda decrescente e infine definiamo il numero di copie che si potrebbero vendere se tutti fossero a conoscenza della loro esistenza, vale a dire la domanda potenziale. Il risultato è il grafico riprodotto in figura 1. I best seller di James Patterson e Stephen King si trovano all’estremità sinistra del diagramma, quelli di fascia intermedia sulla sinistra dell’area centrale e quelli a basso volume di vendite, i libri di nicchia, a destra.

Figura 1: La coda lunga dell’editoria. I titoli sono distribuiti in base alla domanda più o meno elevata. I best seller, come quelli di King e Patterson, si situano lungo il margine sinistro, quelli di fascia intermedia sulla sinistra dell’area centrale e i titoli di nicchia, come le memorie inedite di mio nonno, a destra.

Per capire come funzionerà NetBoox, prendiamo in considerazione i casi estremi. Le tecniche di marketing delle sei sorelle sono tutte mirate a spremere quanto più denaro possibile dai best seller, quel venti per cento dei titoli/quaranta per cento della domanda rappresentato dalla fascia più scura sulla sinistra del grafico – si tratta della cosiddetta strategia blockbuster.

Stephen King può scrivere un libro, pubblicarlo su Lulu, scrivere un annuncio sul suo sito e il guadagno è assicurato. Le librerie lo ordineranno, i lettori lo compreranno in formato sia elettronico che cartaceo e Stephen King guadagnerà all’incirca il doppio dei diritti che gli garantirebbe un editore convenzionale. La perdita delle galline dalle uova d’oro è il primo enorme problema economico che le case editrici affermate si troveranno ad affrontare.

E la grafica, la distribuzione, le tattiche promozionali necessarie a spingere un titolo fino alla classifica dei best seller? Per farsi promuovere, gli autori più affermati non hanno bisogno di un editore ma di una squadra di pubblicitari: l’e-commerce al dettaglio ha risolto il problema della distribuzione, e la qualità della copertina e della legatura miglioreranno nell’istante stesso in cui Stephen King lancerà il suo testo su iUniverse o su Kinko’s.

A questo punto consideriamo il margine destro del grafico, la coda lunga su cui si distribuisce la domanda. Se mio nonno scrivesse un brutto libro di memorie sui giorni in cui siamo andati per la prima volta a cavallo insieme, il suo mercato complessivo potrebbe ammontare a cento copie, o forse solo a tre: mia madre, io e… be’, di certo qualcuno un’altra copia la comprerebbe. Quale editore sarebbe tanto pazzo da accettare il libro di memorie del nonno? NetBoox lo farebbe, e da quelle 3-100 copie trarrebbe senza problemi un piccolo profitto.

Il nonno scrive il suo brutto libro di memorie, lo carica su NetBoox e clicca sul solito pulsante “Accetto” accanto alla solita schermata infinita di testo inintelligibile. Se avesse letto tutto il legalese, saprebbe che avrà diritto al pagamento delle royalty soltanto se il suo libro venderà più di mille copie. O magari più di diecimila o di centomila. Ma questo non conta, perché al nonno non importa: lui vuole solo che il libro sia pubblicato.

La mamma, io e l’altro tipo lo ordiniamo, e quando clicchiamo sull’apposito pulsante il testo viene automaticamente inserito nella coda di stampa, legatura e spedizione, vale a dire che entra nel circuito del Book on Demand, oppure lo scarichiamo nel formato più appropriato per il nostro ebook-reader preferito. L’unica spesa che NetBoox deve affrontare è quella per l’immagazzinamento del file di testo. Un romanzo ammonta a meno di un megabyte, e per tenere cento libri in un server si pagano meno di due centesimi all’anno. Se il profitto unitario è ridotto, è comunque mille volte superiore al costo sostenuto. Detenendo i diritti della metà dei titoli che le sei sorelle non penserebbero mai di includere nel loro catalogo, della metà della fascia bianca della coda lunga in Figura 1, NetBoox incasserà insomma il doppio degli utili ricavati dalle sei sorelle dalla loro raccolta di costosi best seller – best seller che non hanno bisogno di grandi editori e che prima o poi li abbandoneranno.

Quando NetBoox avrà acquisito i diritti di tutti i manoscritti rifiutati dalle case editrici più affermate – i rifiuti dei rifiuti, i mucchi di manoscritti mai rifiniti –, il passo successivo da compiere sarà quello di trovare qualcuno che li compri, e per farlo NetBoox dovrà pagare pochissimo. Analizzando questo problema, l’economista di Harvard Anita Elberse sostiene che la strategia blockbuster dominerà l’economia della coda lunga perché a suo avviso è estremamente difficile prevedere quale sarà la domanda di un nuovo titolo. Tuttavia Elberse trascura l’enorme potenzialità delle elaborate tecniche di marketing mirato che solo ora iniziano a svilupparsi.

A ogni click del mouse, il modello delle preferenze elaborato da NetBoox si raffina ulteriormente. L’elaborazione di algoritmi relativi alle preferenze individuali non rientra nell’ambito delle scienze esatte, ma a elaborarli sono scienziati d’alto livello impiegati da realtà come AudienceScience.com. Con il termine modello delle preferenze non mi riferisco a un banale algoritmo di suggerimenti come quello di Amazon – chi ha comprato A ha apprezzato anche B. Un esempio migliore è quello di Netflix, che costruisce un modello delle vostre preferenze ogni volta che valutate un film fornendo raccomandazioni piuttosto accurate. E se poi riuscite a farvi venire in mente un algoritmo migliore, Netflix ve lo pagherà un milione di dollari (Netflixprize.com).

I modelli delle preferenze funzionano raggiungendo un livello di attendibilità in base a un vasto campione di dati relativi alle preferenze. Oltre ai gusti in fatto di libri, anche tutti gli altri click del mouse di una persona si possono collegare alle sue preferenze. Il grado di complessità spazia da “chi ha letto il titolo A ha anche apprezzato il titolo B” a “chi ha acquistato i biglietti per questo evento ha anche apprezzato quel titolo” fino a “chi legge questo blog, beve quella birra, indossa quei vestiti, ascolta quella musica e… ha apprezzato il titolo C”. Le correlazioni sono dappertutto.

Ricordate il terzo tipo, quello che ha comprato il brutto libro di memorie del nonno oltre a me e a mia madre? Il sistema funziona così: NetBoox ha un rack di server che di routine calcolano il livello di attendibilità del potenziale di acquisto di ciascun titolo relativo a ogni utente. Il tizio naviga nella rete e, a un certo punto, l’algoritmo di NetBoox segnala un livello di attendibilità del 75 per cento rispetto alla possibilità che voglia acquistare il libro del nonno. Al click successivo, il tizio vedrà un banner che pubblicizza il brutto libro del nonno. Potrebbe essere l’unica volta che questo titolo viene segnalato. Al tizio il libro piace, lo compra in formato elettronico o cartaceo e NetBoox incassa i quattrini.

Lo stesso modello promozionale vale per tutti i titoli di NetBoox, ma a differenza degli scrittori dilettanti della coda lunga, gli autori di titoli di fascia intermedia farebbero qualunque cosa pur di ricavare un profitto dalla loro attività. Gli scrittori di fascia intermedia ricevono un esiguo anticipo dalle case editrici affermate e devono finanziare da soli la promozione del libro. Quando i best seller cominceranno a disertare i cataloghi degli editori affermati, lo stigma della vanità appioppato all’autoproduzione editoriale si dileguerà e gli autori di fascia intermedia si trasferiranno in massa su NetBoox. Quest’ultimo non pagherà anticipi, ma garantirà royalty che supereranno quelle concesse dalle sei sorelle del tanto necessario per favorire l’esodo.

A questo punto le sei sorelle si prenderanno un momento di riflessione e poi punteranno ancora di più sulla lotteria letteraria, selezionando una manciata di titoli che secondo il loro istinto hanno potenzialità da best seller e limitando gli investimenti destinati allo sviluppo di nuovi autori. Grazie a diversi secoli di esperienza editoriale, le sei sorelle scoveranno una quantità di best seller sufficiente a sopravvivere proprio come Time/AOL, IBM e Sears hanno fatto prima di loro. Ma con la riduzione dei titoli e di fronte alla formidabile concorrenza di NetBoox, le sei sorelle continueranno a deperire finché non saranno acquisite da NetBoox, non troveranno rifugio nel museo alla memoria di DEC o… non si sveglieranno per ritrovare la fiducia nelle capacità che hanno sviluppato nel corso dei secoli, capacità così intrinseche alla loro cultura aziendale che ormai si potrebbero definire istinto.

Per prevedere i desideri di un dato utente, NetBoox ha bisogno di dati che alimentino i suoi modelli delle preferenze. Essendo in possesso della più consistente scorta di dati necessari esistente al mondo, Google va considerato un importante concorrente. Se Google Books metterà bene a fuoco la questione, potrebbe scavalcare aziende come Scribd e Amazon nel giro di qualche mese.

D’altra parte, l’industria editoriale ha un istinto ideale per identificare gli autori adatti al mercato. Per sopravvivere, deve capitalizzare fino in fondo questo istinto adattandosi ai mutamenti del terreno prodotti dall’impatto di NetBoox. Invece di liquidare gli autori la cui opera prima si è dileguata nella deludente fascia intermedia della curva della domanda, le sorelle superstiti ricorderanno il motivo per cui hanno deciso di pubblicare quell’opera prima, sottoscriveranno con l’autore un contratto per diversi titoli e gli garantiranno un ragionevole piano promozionale, dei buoni produzione e una serie di anticipi sempre più consistenti. Il modello è paragonabile a quello della free agency nello sport agonistico. Si tenta di tenersi strette le grandi star e di accumulare profitti, ben sapendo che è il giocatore emergente, quello che sta stracciando tutti i record nelle serie minori, il sesto uomo in panchina a garantire il futuro della squadra. L’unica speranza di costruire una dinastia è legare le star a sé con una serie di contratti prima che diventino star.

In questo modo le sorelle potranno tenersi stretta la fascia intermedia della distribuzione fin tanto che NetBoox riconfigura il mercato.

E il mercato sarà riconfigurato di certo:
NetBoox regalerà un ebook-reader a chiunque si abbonerà ai suoi servizi – un contratto simile a quello delle compagnie di telefonia cellulare, che regalano un telefono a condizione che si resti loro clienti per un certo periodo di tempo. Il tipo di abbonamento, prescelto tra una fascia di tariffe variabili a seconda delle licenze concesse, includerà un certo numero di download di e-book e/o di volumi stampati e rilegati al mese. In alcuni casi chi compra l’edizione di lusso riceverà l’audiolibro e l’e-book inclusi nel prezzo. Se dal libro è stato tratto un film, anche quello potrebbe essere compreso nell’acquisto. Inoltre, anche i racconti, le novelle e perfino i singoli capitoli potrebbero diventare remunerativi e ognuno potrebbe riunirli in una propria antologia personale.

Se la mancata tutela del diritto d’autore è stata la rovina dell’industria discografica e sarebbe più di una minaccia per quella cinematografica non fosse per la sua estrema bravura nella definizione dei prezzi dei DVD, per i libri questo fenomeno non può rappresentare un pericolo. La letteratura è molto diversa dalla musica o dai film, e in quanto bibliofili, amanti della letteratura e snob letterari, esitiamo ad ammetterlo: nessuno ruba letteratura. Gli autori e gli editori vogliono che i loro libri siano reperibili nelle biblioteche, non ci sono santi. Anche quando i best seller sono stati convertiti in file pdf, nessuno ha rilevato una diminuzione delle vendite e, anzi, a quanto pare la distribuzione di ebook gratuiti genera pubblicità informale e incrementa i profitti. L’unica eccezione sono i libri di testo, che però sono un genere merceologico molto diverso (e la risposta è che i libri di testo in versione cartacea sono destinati a morte certa).

Gli e-book cambieranno le cose, ma non radicalmente.

Probabilmente i libri di genere in formato tascabile si estingueranno: alla loro funzione di mezzo narrativo suppliranno facilmente i testi caricati sugli ebook-reader e quella di documento stampato, regalo, oggetto da collezione e d’arredo sarà soppiantata dalle edizioni rilegate con copertine di lusso; inoltre questo formato non consente le ricerche, ha i caratteri di dimensioni fisse e manca di retroilluminazione. Il tascabile continuerà a esistere solo fintanto che qualcuno esiterà ancora a portare l’ebook-reader in spiaggia o in bagno, e per il resto consisterà soltanto nel più semplice dei formati di book on demand.

Un altro paio di maniche sono le edizioni cartonate di lusso, che rimarranno in circolazione per molto tempo. NetBoox però non pubblicherà tutte le sue prime edizioni anche in questo formato, che è pur sempre troppo costoso, a meno che non sia stata accertata una domanda consistente. I singoli titoli dovranno quindi dimostrare di essere richiesti in formato elettronico prima di essere distribuiti in libreria in un’edizione stampata e rilegata. Ma niente paura: dal momento che le operazioni di NetBoox procederanno a ritmo molto più rapido di quelle dell’editoria che conosciamo oggi, il lettore comune non si accorgerà nemmeno della differenza. Le librerie invece se ne accorgeranno perché i resi in edizione cartonata si ridurranno drasticamente.

Forse il maggior fallimento dell’editoria affermata consiste nei tempi di pubblicazione. Dall’acquisizione di un titolo delle sei sorelle al suo lancio effettivo trascorrono dai diciotto ai ventiquattro mesi – un intervallo che sorvola del tutto sulla finestra di mercato rendendo ogni volume un “pezzo d’epoca”. Com’è possibile che il libro di Julia Angwin su Myspace sia stato pubblicato più di un anno dopo che FaceBook aveva reso MySpace obsoleto? Con NetBoox i titoli usciranno nell’arco di pochi giorni. Seguendo il modello delle licenze adottate per l’high-tech, alla versione beta di ogni e-book farà seguito una versione 1.0 più curata e rivista che potrà essere rilasciata gratuitamente o concessa come aggiornamento a chi ha pagato la versione beta. I libri che dimostreranno di reggersi sulle proprie gambe con le vendite dell’e-book e del book on demand saranno poi rilasciati in versione cartonata, da ordinare online o da comprare nella libreria sotto casa.

Il Kindle, il Sony Bookreader e l’iPhone con iBooks non sono che prototipi dell’ebook-reader del futuro. Possiamo star certi che gli ingegneri e l’evoluzione del mercato produrranno un reader dotato di un’autonomia straordinaria, di una grafica eccezionale, di un’interfaccia da urlo e via dicendo. L’ebook-reader sarà dotato di porte input/output, ad esempio per ascoltare gli audiolibri e per collegare il lettore all’autoradio, e di segnalibri audiovisivi integrati che permetteranno di ascoltare la versione audio mentre si guida e poi di continuare la lettura a letto senza perdere il segno. Solo le versioni beta degli audiolibri useranno la voce artificiale dei sintetizzatori vocali. Le storie invece saranno recitate dagli autori o da attori professionisti, per favore.

Le librerie sopravvivranno ma dovranno evolversi. Di fatto, NetBoox curerà l’epidemia di fallimenti che ha colpito i negozi di libri. La gente adora le librerie e la presenza di un libraio è un vantaggi per tutti gli addetti al settore tranne che per Amazon. NetBoox incoraggerà la presenza dei lettori nei negozi perché a ogni visita ciascun lettore comprerà più prodotti di quelli che ordinerebbe solamente online. Per promuovere la frequentazione delle librerie, NetBoox proporrà spedizioni gratuite nella rivendita scelta dall’utente, e chi non avrà voglia di uscire di casa dovrà pagare la spedizione. Naturalmente gli e-book non si inviano per posta, ma le librerie li venderanno lo stesso e i lettori potranno approfittare delle solite chiacchiere sulle uscite più interessanti con i commessi e con altri clienti.

Il vantaggio per i librai sarà quello di non dover tenere in magazzino libri che non decollano, anche se NetBoox non si atterrà al tradizionale modello di distribuzione delle sei sorelle. Ogni volta che ordineranno una copia rilegata, le librerie dovranno tenerla in magazzino e non potranno più contare sul diritto di resa gratuita. Ma NetBoox agevolerà le rivendite di libri in altri modi: grazie al suo database sulle vendite delle librerie, i librai potranno elaborare un modello di preferenze incentrato su un singolo negozio e sul mercato di una zona in particolare. Per la prima volta le librerie potranno contare su una previsione di vendite caratterizzata da un’incertezza nota. L’incertezza nota permette di compiere calcoli accurati sulle probabilità di rischio/rendita. Per ora, come in tutto il marketing di vecchia scuola, i modelli matematici non sono altro che barbose stime contabili. Nessuna azienda high-tech, tanto meno NetBoox, ammetterebbe una simile ineleganza matematica nei propri uffici, e alla libreria indipendente dietro l’angolo fornirebbe invece statistiche bayesiane, discriminanti di Fisher, matrici di Hadamard. Così si fa.

Basandoci sulle soluzioni proposte da Powell’s, Book Passage, Books Inc e dagli altri grandi rivenditori indipendenti, possiamo concludere che le librerie assomiglieranno un po’ meno a negozi di libri e un po’ più a caffè con sala conferenze dedicata agli appuntamenti con gli autori, ai circoli di lettori e alle letture pubbliche, per non parlare del cappuccino, dell’Earl Grey, di una buona birra e, mi auguro, di un whisky decente: un connubio che dovrebbe lasciarci tutti piuttosto soddisfatti.

Le librerie assomiglieranno un po’ anche a una tipografia: se il libro non è già in magazzino, perché aspettare più di un quarto d’ora per stringerlo tra le mani? Cosa siamo, cavernicoli? Una stampante/legatrice per book on demand non è fantascienza: sto parlando della Espresso Book Machine, il cosiddetto bancomat dei libri. In questo modo NetBoox permetterà a qualunque libreria di tenere tutti i titoli in magazzino.

Non è del futuro dei libri che dovremmo preoccuparci: lo schema che segue dimostra che, nell’evoluzione della narrazione, solo di rado l’avvento di una tecnologia rivoluzionaria ha ucciso le tecniche affermatesi in precedenza: la scrittura non ha annientato la tradizione orale, anche se il libro di carta ha completamente rimpiazzato il rotolo di pergamena, però i libri non sono stati annientati dal cinema, né il cinema dalla TV, la TV dai videogiochi o i videogiochi dalla realtà virtuale. Nel grafico non ho incluso l’ebook-reader perché non penso che si tratti di una tecnologia più rivoluzionaria di quanto sia stato il libro tascabile. L’ebook-reader non è che un altro modo di leggere i libri.

Figura 2: L’evoluzione delle tecnologie narrative.

Ciò di cui dovremmo preoccuparci è invece la potenziale morsa monopolistica in cui NetBoox potrebbe serrare i contenuti. In un mondo in cui un singolo sistema operativo occupa una fetta di mercato sproporzionata, come accade anche per un singolo portale di e-commerce (Amazon) e per un unico mercatino delle pulci online (E-Bay), ciò di cui dobbiamo preoccuparci è la magnanimità del fornitore del servizio. Quando per ottenere un ebook-reader gratuito si cliccherà sul pulsante “Accetto”, l’utente consentirà a NetBoox di acquisire dal suo computer qualunque dato possa servirgli per costruire un modello delle sue preferenze. I modelli delle preferenze non si basano solo sui libri scelti dall’utente, ma su tutti i suoi dati personali, che sono potenti indicatori delle scelte future e, se sono in grado di rivelare quali libri comprerete con incertezza nota, possono prevedere anche per chi voterete.

Scrittore ed esperto di tecnologia, Ransom Stephens vive a San Francisco. Il suo romanzo The God Patent è pubblicato su Scribd.

,

One response to “case editrici: un espresso le seppellirà”