Spontaneismi, cicli naturali e ricette popolari


Delle varie verdure piantate subito prima dell’inverno e piantate a inizio primavera, i risultati peggiori li ho ottenuti con i finocchi, che sono rimasti piccolini e tendevano a marcire nelle foglie più esterne, con i porri, che sono restati sottili e sono cresciuti solo in altezza, e con le cime di rapa di cui ho già parlato qui e che sono quelle che mi hanno stupito di più: seminate a metà febbraio (ma evidentemente in questo clima settentrionale non è il caso, oppure dovevo prima concimare il terreno, già sfruttato da qualche mese) erano fiorite senza buttare fuori nemmeno una fogliolina e quel poco che ero riuscita a ricavare era durissimo (ovvio: erano già fiorite). Allora ho estirpato l’estirpabile, ho zappato il terreno, l’ho concimato e ho piantato sedano e peperoni. E le cime di rapa sono rispuntate in mezzo alle altre piante, stavolta buttando fuori foglie succose da cui ho ricavato un’intera (!) porzione di cime in padella. Una soddisfazione tale, che ho deciso di riseminare le cime in un terreno concimato e con il clima attuale. Sulla confezione dei semi è scritto che si può. Vedremo cosa succede.

I finocchi e i porri, invece, non hanno fatto altro che seguire il loro ciclo naturale, e io gliel’ho lasciato fare, perché sono piante molto belle e perché così almeno ricavo i semi. Però quando poi i fiori del finocchio sono diventati gialli e li ho recisi per seccarli al buio avvolti nella carta come mi ha consigliato la mia amica riccia, le barbe mi hanno fatto venire voglia di ben altri climi, e anche se lo so che il finocchio selvatico è un’altra cosa, le ho usate lo stesso (quelle più tenere!) per la pasta con le sarde (alla milanisa) e per una variazione sul tema della Pasta c’u finuocchiu, della cui esistenza ero a conoscenza grazie a questo libro, e che ho adattato ispirandomi a questa ricetta.

Ingredienti: 250 g fusilli, 200 g di barbe di finocchio (selvatico è l’ideale), 1 spicchio d’aglio, pangrattato, 2 acciughe sott’olio, 50 g di pomodorini, 25 gr di pinoli, 25 gr di uva passa, sale, olio.

Lavare le barbe del finocchio e tagliarle in pezzi piuttosto corti. Bollirle in abbondante acqua salata lasciando la pentola scoperta e scolarle dopo una decina di minuti conservando l’acqua di cottura.

In una padella soffriggere l’aglio, toglierlo appena imbiondisce e aggiungere le acciughe che si soffriggeranno fino a ridurle in una poltiglia. Mettere da parte le alici e tostare qualche cucchiaio di pangrattato nella stessa padella.

Nel frattempo soffriggere brevemente i pomodorini con un po’ di sale e cuocere la pasta nell’acqua di cottura dei finocchi. Quando è pronta scolarla e soffriggerla brevemente a fuoco vivo in una padella assieme a tutti gli altri ingredienti già preparati, ai pinoli e all’uva passa ammorbidita nell’acqua tiepida.

Non sarà stato finocchietto selvatico, ma era comunque molto gustoso.

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3 responses to “Spontaneismi, cicli naturali e ricette popolari”

  1. ue’, nto! ho sentito la tua musica con molta gioia e l’ho messa nella mia playlist di jamendo 🙂
    certo che le sarde fresche sono meglio, infatti la pasta con le sarde l’ho fatta il giorno dopo, ma prima ho usato quel che avevo in casa per organizzare la variante della pasta col finocchio che ho messo nel post.
    ma le acciughe, se erano sotto sale e le ho messe io sott’olio vanno bene?

  2. ciao
    io di solito se ho la possibilità utilizzo le sarde fresche, eventualmente opterei per le acciughe sotto sale e non sott’olio.
    invece il pangrattato lo soffriggo nell’olio con l’aglio a parte e poi quando la pasta è già nel piatto lo metto a mo’ di parmigiano, cambia molto perchè rimane croccante.