Ancora pere: vermi, marmellata e freeganesimo


In Gran Bretagna esiste un’iniziativa che si chiama Abundance, “abbondanza”, e che promuove la raccolta urbana di frutta che altrimenti resterebbe a marcire, vuoi perché gli alberi crescono anche spontaneamente negli angoli della città dove si è generata quella dose di entropia che serviva a permettere la loro nascita, vuoi perché a volte qualcuno li pianta ma poi non ha tempo di stargli dietro o semplicemente non sa cosa fare con tutta la frutta della stagione.

Da questa idea è nato anche anche un libro di istruzioni per autogestirsi la raccolta urbana, e da quando l’ho letto sogno spesso di andare in giro per la città a trovare alberi carichi di frutta da raccogliere e con cui fare la marmellata. Sarà che questa idea mi sembra tanto scontata quanto dirompente, ma sono particolarmente attratta dai progetti che sostengono la gratuità del cibo e approfittano delle falle dell’industria alimentare per mettere a disposizione pasti gratuiti secondo princìpi freegan, come Food Not Bombs per esempio.

Il problema principale, immagino, non è tanto trovare gli alberi, quanto trovare piante sane e non infestate, come ho dovuto capire nel corso degli anni con il pero che cresce nel mio giardino. Il primo anno non ne capivo granché, quindi ho raccattato i frutti da terra e ho salvato il salvabile ottenendo una marmellata molto granulosa perché avevo usato frutti troppo acerbi senza conoscerli bene. Gli anni seguenti l’albero si è riposato e ho raccolto sì e no una decina di pere. Quest’anno, invece, la frutta non fa che crescere, e cadere, e maturare, ma è tutta bacata e la prossima primavera dovrò decidermi a trovare una soluzione per scoraggiare la “carpocapsa“, il verme delle mele, a infestare tutto quanto.

Dato che si salva un frutto su venti, l’unico modo di usare le pere è fare la marmellata via via che maturano, recuperando quel cinquanta per cento di polpa che sopravvive all’attacco, e oggi ho cercato di trovare un modo di prepararne una meno granulosa e con una consistenza più omogenea e gradevole.

Ho allora scoperto che alcuni scottano le pere e le passano al setaccio prima di preparare la marmellata vera e propria. Così ho deciso di provare con uno schiacciapatate e a quanto pare il risultato è migliore. Così ecco la mia ricetta per pere recuperate:

Ingredienti: 1 kg pere – 250 g zucchero di canna – vaniglia – cannella – 1 limone

Ho recuperato la polpa sana delle pere mettendole in un recipiente con acqua e mezzo limone, dopodiché l’ho trasferita in una pentola, l’ho coperta d’acqua e l’ho portata a ebollizione. Ho scottato le pere finché non erano abbastanza morbide e poi le ho schiacciate con lo schiacciapatate, eliminando la fibra che non passava attraverso i fori.

Ho rimesso la polpa in una pentola sul fuoco aggiungendo gli altri ingredienti e l’ho lasciata sobbollire finché non si è addensata. Come al solito, vale la regola del piattino e i vasetti pieni e ben chiusi vanno tenuti a testa in giù finché non si raffreddano.

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2 responses to “Ancora pere: vermi, marmellata e freeganesimo”

  1. per la carpocapsa esistono anche delle esche sessuali che attirano i maschi (i soliti!) così i parassiti non si riproducono poi così tanto. controlla anche che non ci siano larve di cerambici che rosicchiano la pianta da sotto la corteccia (si vedono proprio i buchi nella corteccia), pare brutto ma lì devi andare su con un fildiferro e ammazzarle